Avrei voluto scrivere un grande post di fine anno. Tipo “fine duemilatredici, il post più bello, il migliore”.
Si dà il caso che io e il tempismo non siamo proprio amici fraterni e non perde occasione per farmelo notare.
Sono sempre dove non vorrei o dove non vorrei volere, scrivo per me quando vorrei farlo per altri, raggiungo traguardi a gara non ancora conclusa, o mai iniziata.
Allora il post più eclatante del 2013 lo lascio al prossimo anno, con la solita scelta pessima del momento adatto.
E scrivo in questa sera di dicembre, qui, in mutande, e non so nemmeno cosa, e fa freddo e dovrei vestirmi e invece ripenso ai giorni, alle parole, ai silenzi.
Un anno come una parentesi che avvolge il corpo e la mente e, lento, rapido, ci trasforma, ci muove.
Questo duemilatredici mi ha reso un po’ più vera. O forse no.
Ma non faccio bilanci.
Perché, in fondo, a me gli ultimi giorni dell’anno mica son mai piaciuti.
Un buon anno. A tutti.