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Parole senza rimedi

~ Manuela. Una col vizio di scrivere

Parole senza rimedi

Archivi Mensili: giugno 2013

Un fresco improvviso.

27 giovedì Giu 2013

Posted by mallarmeana.mb in Senza categoria

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Pochi giorni fa, un caldo che sembrava non dover finire.

I tipici istanti conosciuti, in cui l’estate sembra arrivarti addosso con la prepotenza di una risata, o di una corsa a perdifiato.

Calore, la luce che sembra non esaurirsi mai. Un’altra stagione intensa.

Poi, qualche giorno dopo, ti svegli, un fresco strano, quasi pungente.

T’imbarazza la pelle d’oca sulle tue gambe scoperte, memori di quel caldo avvolgente dei giorni passati. La gonna inadeguata, l’epidermide indifesa.

La fragilità torna a farti visita.

Sei tu, è lei. Ti accarezza, ti punge.

Ti fa sentire che tutta quella forza, che ti scopriva nuova, è una pelle delicata, sensibile ad ogni cambiamento.

E’ la stessa sensazione che ho provato in mezzo a tanta gente disperata, io in piedi e non provavo niente, e mi addolorava questa mia incapacità di sentire, di “compatire”, soffrire con, e mi sentivo un mostro.

Poi ho capito che forse la mia è solo una difesa, una superficie impermeabile tra mente e corpo, che mi fa esplodere per i dolori impercettibili e mi rende impassibile di fronte alle tragedie.

Il meccanismo della fuga.

Della paura.

“So cos’è la fragilità, so cos’è la paura. La paura non è per ciò che è andato perso […] La paura è per ciò che c’è ancora da perdere.” J. Didion, Blue nights.

Ho deciso che terrò la gonna.

Sì, la terrò.

Il problema. (E una poesia di Giorgio Caproni)

11 martedì Giu 2013

Posted by mallarmeana.mb in Senza categoria

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In questi giorni ho pensato molto al mio passato di maestra.

Ci penso spesso, come un ricordo lontano, una dimensione quasi mitologica di urla e intervalli lunghi, problemi piccoli o enormi.

E’ un pensiero incostante, a volte roseo, a volte terribile. Capita come con certi ricordi che prendono vita propria e si discostano definitivamente dalla realtà che li aveva generati.

Quest’anno ho guardato a quei giorni distrattamente, come se gli anni fossero stati definitivamente cancellati, o meglio, congelati, in un’era glaciale interiore, un’impronta sottopelle che fatica ad uscire, che preferisco soffocare.

Un problema.

La dimensione dei diversi ruoli che ho assunto in questo frangente temporale mi porta all’inquietudine, il non trovare mai la mia identità.

Come dire, mentre ero là sognavo di essere dove sono ora, e viceversa.

A volte mi chiedo se questa irrequieta incertezza non sia qualcosa che, in modo sotterraneo, fa parte di me. Senza rimedio.

Anche Giorgio Caproni fu maestro elementare.

Deliziosa, una poesia scritta per Antonio Debenedetti.

Una poesia su un problema, appunto.

A ciascuno il suo. Ma questa è un’altra storia.

Cosa mai studi, Antonio,

ora che aprile trema

ai vetri e una mosca

– minuta arpa – vibra

delicata sul tema?».

Perimetro per apotema

diviso due, dà l’ area

dell’ esagono: l’ area

del prato la dà la mosca

posatasi anche sul problema.

L’odore dell’estate. (Pranzi “di classe”).

09 domenica Giu 2013

Posted by mallarmeana.mb in Senza categoria

≈ 4 commenti

L’altro giorno dovevo raggiungere delle persone in un luogo in cui ero stata una volta, un po’ di tempo fa. Faceva caldo, il sole sembrava promettere l’arrivo sicuro di un’estate che io attendo e temo, come un brivido, un abbraccio o uno schiaffo in pieno viso.

Mentre percorrevo le curve luminose della strada di campagna, mi sono resa conto che i miei pensieri mi avevano portato lontano. Cinque minuti di strada e già mi ero persa.

Ho accostato e ho chiesto informazioni, facendo finta di non essere del luogo. 

(Mi mancherà un neurone, che ne so, mi perdo ovunque).

Quando sono finalmente arrivata li ho visti ed erano tutti lì, ad aspettarmi.

Avevano le facce felici, mostravano particolari di loro che in tutto l’anno non avevo mai notato, esasperando tratti del loro carattere che, forse, per disattenzione o fretta, avevo solamente intuito.

Li ho guardati e ho pensato “Che belli questi visi, queste risate, che bello averle conosciute”.

La giornata è trascorsa in fretta.

Le urla, chi aveva bevuto troppo, chi rimaneva in disparte, chi passeggiava, cercando qualcosa che aveva perduto altrove.

Ed io. Che li guardavo, e ridevo con loro in una fotografia, o per un’imitazione impeccabile dei miei comportamenti più consueti.

Poi, ad un certo punto, quando il sole colpiva i nostri volti, e nel lago sono apparsi i riflessi d’argento del tardo pomeriggio avrei voluto che per un attimo tutto si fermasse, per poterlo conservare meglio.

Forse si è fermato.

Per un impercettibile intervallo di tempo siamo stati insieme, e tutto era molto bello.

Felice e tragico, come spesso solo la gioventù e la bellezza sanno essere.

Infine, ci siamo salutati. 

“A cosa sta pensando?”

“Che è stato bello”.

“Eh, sì”.

Il sole si era fatto arancione, la strada così polverosa e chiara che mi sembrava di sentire l’odore dell’estate.

 

 

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