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Parole senza rimedi

~ Manuela. Una col vizio di scrivere

Parole senza rimedi

Archivi Mensili: settembre 2014

I passi, la sera e le lumache.

29 lunedì Set 2014

Posted by mallarmeana.mb in Senza categoria

≈ 3 commenti

Stasera, tornando a casa, ho percorso gli stessi passi di ogni sera, da due anni a questa parte. Mi piace camminare, soprattutto all’imbrunire, quando il cielo si fa lentamente scuro e il paese cambia forma, svuotandosi completamente.

L’aria era più tiepida del solito, era bello sentirla sul viso, sulle mani, immaginare il calore aggrappato con le unghie all’autunno, intento a non abbandonarlo.

(Settembre quasi alla fine, volato, con le sue parole e i suoi progetti.)

Nella strada deserta, sentivo il rumore dei miei passi. Il solito cane mi ringhiava disperato oltre il portone chiuso. Ogni sera spera di mettermi in fuga, ogni sera mi fa sobbalzare.

C’era un po’ di luna. Un cielo scuro e un rumore di televisori accesi, dalle ultime finestre aperte. Camminare mi aiuta a pensare.

A ricordare.

Stasera, poi, a un certo punto, una lumaca mi ha attraversato la strada. Lentamente, con la sua bava ha lasciato un segno nero sull’asfalto.

Mi sono fermata un attimo e ho seguito la sua scia operosa, il suo viscido cammino verso il muro di cinta.

Ultimamente ho letto un libro in cui il protagonista crede che le lumache gli rubino i ricordi. Così, ho pensato che quella lumaca avrebbe potuto contenere i ricordi di qualcuno, forse i miei, senza che io lo potessi sapere.

Poi sono tornata a casa.

E ho pensato che forse dormo troppo poco e dovrei cercare di immaginare meno.

Poi, naturalmente, ci ho ripensato.

(Ah, il libro è “Verderame” di Michele Mari e, a parte le mie stupide associazioni di idee, è un libro bellissimo.)

Cose così.

17 mercoledì Set 2014

Posted by mallarmeana.mb in Senza categoria

≈ 2 commenti

Ultimamente ho trascurato molto questo spazio. Non ho scritto, ci ho pensato, sì, come a quelle persone che vorremmo vedere, chiamare, ma quando abbiamo un attimo di tempo è sempre troppo tardi, o troppo presto.
Ho cambiato lavoro – insegno sempre, ma non sono più “ehi Prof” – ho cambiato allievi, colleghi, strade da percorrere, ho cambiato anche disciplina. (Ieri un bambino mi ha detto: “Maestra, ma stiamo facendo Inglese o Storia?” io l’ho guardato, poi, sospirando, ho continuato il lavoro, mentre alla finestra un sole pallido non riusciva a bucare la coltre grigia di nubi). “La Storia è dappertutto”, gli ho detto, lui mi ha sorriso, poco convinto.
Ogni mattina, in macchina, osservo dal finestrino una casetta diroccata e mi chiedo chi abbia costruito una casa così piccola, in cui sarà stato impossibile vivere già da subito, quando ancora non era diroccata. Da quella casa, comunque, c’è un punto di vista bellissimo sul profilo del luogo in cui vivo, quindi probabilmente chi l’ha costruita aveva considerato questo come vantaggio principale. Cose così.
Ultimamente ho letto dei libri bellissimi, di molti porto addosso le parole come graffi, di altri come carezze. Di alcuni forse scriverò qualcosa, più in là.
Oggi sono passata davanti a un gruppo di ragazzi, avranno avuto sui sedici, diciassette anni, e per un attimo ho avuto quell’istinto di abbassare gli occhi come quando, gli anni scorsi, speravo che i miei allievi non mi vedessero in veste troppo “casual”, o mentre mi compravo delle ciabatte (che, poi, non ho mai indossato ciabatte).
Non mi conoscevano. Non li conoscevo.
(Il desiderio elementare di essere altrove, come sensazione ricorrente.)
Quando sono risalita in auto mi sono sentita molto stupida, poi sono ripartita. Settembre bussava ai finestrini con la sua aria gonfia di pioggia, travestito da coda dell’estate. Alla radio c’era un tipo che inveiva contro la scuola, dicendo che “certi insegnanti dovrebbero andare a zappare”.
Ho sorriso. Poi ha iniziato a piovigginare, piano.

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