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Parole senza rimedi

~ Manuela. Una col vizio di scrivere

Parole senza rimedi

Archivi Mensili: giugno 2014

La memoria.

27 venerdì Giu 2014

Posted by mallarmeana.mb in impressionandomi, Me in frammenti, riflessioni riflesse

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Tag

memoria, ricordi, Russia, vecchiaia

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Qualche giorno fa mi è capitato di sedere in una di quelle grandi sale d’aspetto, in coda, con un numeretto in mano.

Il mattino di un giugno umido e grigio filtrava dalle ampie vetrate dell’ufficio, illuminando i volti della gente agli sportelli, assorta in un brulichio lento, annoiato.

Ero seduta vicino a mia madre, quando è arrivata una donna, una conoscente, che ci ha salutate, volto appannato nel ricordo di qualche episodio infantile.

Si è accomodata accanto a lei, hanno iniziato a parlare. Il tempo, gli acciacchi, convenevoli consueti.

Mi sono presto distratta, cullata dal sonno e dal caldo della sala affollata, scorrendo il dito sullo schermo del telefono, isolandomi.

La donna ha preso a parlare di sua madre.

“Ha novantasette anni e l’altro giorno mi ha detto che il vestito che le avevo consigliato non le piaceva, la faceva sembrare vecchia.

Vive da sola. Si ricorda ancora tutti i nostri compleanni. Ha una memoria…”

Improvvisamente mi sono sorpresa a sorridere, a figurarmi questa ultranovantenne. L’immagine, quasi goffa, faceva quella simpatia un po’ crudele alimentata dalla distanza e me ne sono subito vergognata un po’.

“Pensa che strano” ha continuato la donna “ogni volta che qualcuno parte, per qualsiasi motivo, per la Russia, lei si fa preparare un foglio e detta precisamente il nome, il cognome, l’età e la provenienza di suo fratello Luigi, partito a diciannove anni per la Campagna di Russia, disperso. A volte aggiunge anche com’era vestito il giorno della partenza.

Quando cerchiamo di spiegarle l’inutilità di questo gesto, di dirle che effettivamente, anche se fosse vivo, avrebbe già novantacinque anni, lei si irrita, inquieta, perdendo il sorriso consueto”

“Cosa ne sai,” ribatte “magari ha battuto la testa, ha perso la memoria e non è più riuscito a tornare. Ho il dovere di cercarlo.”

La donna sorride, dice sommessamente che questa cosa, a sua madre, “non è mai andata giù” e io stacco lo sguardo dallo schermo e non so dove guardare.

Il cuore, stretto, nel pensiero di un dolore sconosciuto.

“Magari ha perso la memoria.” Eh.

Penso alla sofferenza di questa donna, al ricordo tenace, al mondo intatto in cui Luigi ha ancora diciannove anni, finché ci sarà qualcuno a pensarlo.

All’inutilità della guerra, alle attese.

Alla memoria.

Nel frattempo, è arrivato il nostro turno.

La fretta delle incombenze ha impresso rapidità ai nostri gesti, ai saluti.

Nel viaggio di ritorno io e mia madre siamo rimaste in silenzio, ma sono sicura che stessimo pensando la stessa cosa.

Fuori, un sole pallido filtrava dalle nuvole spesse, sembrava tutto più verde.

 

 

 

 

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Albe.

25 mercoledì Giu 2014

Posted by mallarmeana.mb in Senza categoria

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Un po’ di giorni fa ho visto l’alba. Era un po’ di tempo che non mi accadeva.

Ero seduta fuori in un cortile di un locale, le candele a scandire i percorsi ghiaiosi del giardino, il profumo di ortensie, la voglia di tornare a casa, ritirarsi, dopo una serata protratta troppo a lungo.

Attorno a un tavolo, gli ultimi deliri degli amici più ubriachi, progetti surreali.

Il fresco sulla pelle stemperava il calore del giorno, sulle spalle nude qualche brivido, l’umidità del giorno più lungo dell’anno, tra i bisbigli della festa che si stava spegnendo e chi continuava a dimenarsi scoordinato al suono di una hit decisamente Anni Novanta.

I miei occhi, fissi sulla luna. Aguzza, luminosa mentre il cielo si faceva di un azzurro irreale, si aggrappava al buio che stava finendo, a me che lo portavo in un pensiero veloce, profondo.

Il vantaggio di certe notti sta proprio nel momento in cui toccano il loro punto più alto, per poi cedere il posto ad una luce impacciata, come chi barcolla cercando un sostegno, un passaggio – “Andiamo a casa?”- o chi si è assopito su un divano al riparo.

Una luce come una piccola sconfitta. Tutto è tornato nitido, lineare, perdendo il mistero che l’aveva reso interessante.

Improvviso, il sonno come un crollo, la luna ormai lontana, un torpore fastidioso, addosso.

Mi si è avvicinato un uomo anziano e mi ha detto: “Cos’ha? Ha gli occhi tristi.”

“Tristi? No, è solo la notte.”

“La notte?” mi guardava allibito.

Mi sono tolta dall’impasse imputando ogni responsabilità al sonno, alla stanchezza accumulata.

Ma sono sicura che non abbia capito niente.

 

.

 

Lunedì.

16 lunedì Giu 2014

Posted by mallarmeana.mb in Senza categoria

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Stamattina mi sono svegliata tardi.

C’era un cielo pesto che premeva sugli orli della finestra, un cielo che accetto meglio a novembre o in un altro lunedì qualsiasi.

Mi sono vestita in fretta perché avevo incombenze burocratiche da espletare, code da fare, domande assurde da porre.

Ero già in ritardo.

Ho parcheggiato in un posto a pagamento e la macchina per il pagamento era rotta, quindi non ho pagato. Ero dietro a un camioncino dei traslochi e mi sono accorta che era sotto la casa di una famiglia per cui avevo lavorato quattro anni e mi sembrava di aver sempre lavorato bene, poi un giorno basta, non si erano più fatti sentire e io non li avevo più visti e ora lavora un’altra per loro e io mi ero arrabbiata ma poi niente, mi era passata.

(Dopo un po’ passa, sempre.)

Sono scesa e ho attraversato velocemente la strada, mi sono infilata in quell’ufficio e c’era pochissima coda, solo che io mi sono incantata pensando a chissà cosa e quando la signora di uno sportello nascosto ha urlato “avanti” una donna mi ha preso il posto.

Ho compilato tutto, gesti che anno dopo anno si stratificano, si fanno accumulo di esperienza e esistenza, fanno sentire sempre meno, o sempre di più, allontanandoci dall’entusiasmo.

Avevo addosso la sensazione strana di chi passa dal “tutto da fare” al “nulla da fare”, con un senso di stordimento, come nei giorni dopo le sbornie peggiori.

Quando sono uscita mi sono infilata velocemente nel flusso del traffico e della gente. Il camioncino dei traslochi era ancora lì, nella casa nuova che non vedrò.

Un’estate davanti, tutta da decifrare.

Ha iniziato a piovere, in modo lieve e insistente.

Ho messo in moto e sono ripartita.

 

Sul tempo, sui golfini bianchi, sulle ombre.

03 martedì Giu 2014

Posted by mallarmeana.mb in Senza categoria

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Ieri ero seduta su una panchina, sotto un albero.

L’ombra delle foglie attraversava lievemente, a tratti, la superficie del muro, muovendosi ritmicamente a causa della brezza.

Ero vicina a mia zia ottantenne, che mi parlava con l’entusiasmo e la serietà che hanno certe persone che sono state giovani molto tempo fa, di quanto fosse ansiosa di vivere ogni istante, di stare con le persone vivaci, assimilandone l’allegria, di godersi gli attimi, senza dover più aspettare.

Parlava e fumava piano, a boccate lente e il fumo usciva da quella bocca raggrinzita, ogni ruga un’emozione di giorni lontani.

Il suo golfino bianco, di lana, odorava di fiori e di buono, come lei, da quando è vivo il mio ricordo.

Aveva le mani calde, ruvide e segnate da tanto lavoro e freddo, eredità di tutta un’esistenza.

Quando ha finito di fumare si è passata un fazzoletto agli angoli della bocca e mi ha guardata.

C’era, improvvisa, una luce diversa nei suoi occhi, come un alone, distante.

Mi ha guardato e, piano, si è avvicinata all’orecchio, chiamandomi con il nome di mia sorella.

“Sono Manuela” ho detto.

“Ah, Manuela, sì, sì” e sembrava un po’ scocciata, tornando completamente in sé.

In quell’attimo, chissà dov’era stata, un viaggio lontano, nei pensieri distantissimi da noi.

L’ombra, intanto, si era fatta un po’ più fredda, inospitale.

“Il tempo passa così in fretta.” Ha detto, ridendo.

In effetti ci chiamavano per il dolce ed era veramente il momento di rientrare.

 

 

 

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