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Parole senza rimedi

~ Manuela. Una col vizio di scrivere

Parole senza rimedi

Archivi Mensili: ottobre 2012

Come sono?

25 giovedì Ott 2012

Posted by mallarmeana.mb in Senza categoria

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buonanotte, evoluzione, Valduga

Chiedersi come si è. Essere molto altro da sè, spesso.

Vedersi. Cambiare. Restare uguali.

Pensieri diversi. In evoluzione.

Una poesia, a questo proposito, per augurarvi la buonanotte.

“Io sono sempre stata come sono

anche quando non ero come sono

e non saprà nessuno come sono

perchè non sono solo come sono.”

Patrizia Valduga

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E’ tardi per i sogni. Una poesia di Angelo Maria Ripellino.

17 mercoledì Ott 2012

Posted by mallarmeana.mb in Letteratura "fai da me", Poesia che amo, Poeti

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erba gelosa, poesia, Ripellino

C’è una riserva di libri che giace ancora nella mia vecchia casa.

Poeti, soprattutto.

Un piccolo numero di testi che non ho ancora spostato, per motivi di spazio. Ma non solo.

Ne prendo uno, due alla volta.

Perchè è un fatto tipicamente mio.

Non mi piacciono gli addii drastici.

Poeti, dicevo. Quel debole che non riesco a nascondere.

Proprio uno di questi mi è tornato tra le mani oggi. Angelo Maria Ripellino.

Poeta singolare, la cui ricerca stilistica e linguistica non è mai banale e la riflessione

risulta sempre in bilico tra precarietà della vita e l’ attaccamento fisico ad essa.

Siciliano, Slavista, (“sebbene io sia imbrattato delle fuliggini della Mitteleuropa,

nutrito di mille umori stranieri e come arrivato sin qui con un carrozzone dipinto di

calderai, tuttavia nella barocca e ferale Sicilia affondano le mie radici.”), poeta.

Fortemente poeta, quasi disperatamente. (“Per anni e anni ho scritto e stracciato
poesie vergognandomi di scriverne. Il mio mestiere di slavista, la mia etichetta
depositata mi relegavano sempre a una precisa dimensione, in un ranch, da cui mi
era rigorosamente vietato di evadere.” […]).

Non ho ancora ripreso le poesie dal mio vecchio scaffale. Ma domani andrò a

riprendermelo.

Nel frattempo, una poesia.

Buonanotte a voi.

Uccelli pigri. Erba gelosa. Amore.

(da Versi inediti e rari)

È tardi per i sogni, spunta l’alba,
si spegne il gocciolìo della fontana;
come su un flauto l’acqua si lamenta,
ora che il freddo la muta in cristallo.
Ritorno oggi dinanzi alla capanna.
Le lanterne cinesi erano buffe,
come cilindri ammaccati da un grassone,
la notte che leggemmo «Rudoarmêjci».
E alle ore quattro, coi piedi nell’erba,
correva il treno dalla gola roca
sul terrapieno bianco di rugiada.
Lunga notte e frescura del fiume
e scintillìo di stelle su Řevnice,
uccelli pigri, erba gelosa, amore.

Una poesia

14 domenica Ott 2012

Posted by mallarmeana.mb in Letteratura "fai da me", Mia poesia, riflessioni riflesse

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Ho ritrovato una poesia di tanto tempo fa, quando mangiavo “pane e Dante” a colazione. Mi fa quasi tenerezza.

 

Che fatica vivere

quasi come scrivere

di te, e la mano trema.

– Appresso lo primo apparimento… –

La mente sfugge

e l’ultimo sguardo si perde.

L’enigma dei tuoi occhi

mi incatena.

Indimostrabile teorema.

Totus in illis. Decomporre un post per Andrea Zanzotto.

10 mercoledì Ott 2012

Posted by mallarmeana.mb in Letteratura "fai da me", Poesia che amo, Poeti, riflessioni riflesse

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anniversari, totus in illis, Zanzotto

“Fa’ di (ex-de-ob etc.)-sistere
e oltre tutte le preposizioni note e ignote,
abbi qualche chance,
fa’ buonamente un po’;
il congegno abbia gioco.
Su, bello, su.

Su, Münchausen.”

Andrea Zanzotto, Al Mondo.

So che è quasi stucchevole parlare di poeti solo quando ne ricorrono gli anniversari.

Tuttavia, oggi, che sfoglio le pagine di un libro e vedo Andrea Zanzotto, nato il 10 ottobre 1921, morto l’anno scorso, ho pensato che, in questi mesi, non gli ho mai riservato una pagina “personale”, oltre a quella dedicata alla strage di Bologna.

Ingiustamente.

Ingiustamente perché Zanzotto è stato un poeta che ho amato di amore “difficile” e non immediato.

Ingiustamente perchè in quel Münchausen che si libera dalla palude tirandosi per i capelli, ricordato in questi versi della poesia “Al mondo”, quasi una preghiera sconsolata, ci siamo un po’ tutti noi,  nel nostro vivere quotidiano di sfide non sempre possibili.

Ingiustamente perché in quella ricerca quasi assillante di linguaggio c’è un bisogno di scomposizione della parola e del suono, della voce, che sento molto vicino.

Ingiustamente, infine, perché spesso avrei voglia di scoprire, di avere gli strumenti per andare “dietro il paesaggio”, oltre la superficie del detto.

Ecco. Conobbi Zanzotto anni fa, in coppia con quel Caproni poi amato con più passione, senza dimenticare quel fascino linguistico, difficile, che tuttora mi spinge ad inoltrarmi tra i versi più recenti, dove tutto è de-composizione.

Versi frammentati, in cui la natura è scomposta, e recuperare quel Munchausen risulta condizione quasi necessaria per potersi “tirare fuori”.

Anche se a volte non basta.

Un vortice di immagini esplose riempie la pagina, cercando di resistere al silenzio che la Vita, dopo un po’, impone a tutti. Anche ai grandi.

In una raccolta del 2001, Sovrimpressioni, c’è una poesia che mi piace particolarmente.

Parla di attimi. Di frammenti. Di passato che ritorna presente. Di Orazio. Di nugae, “sciocchezze”. Di assenza.

C’è una freschezza fisicamente tangibile, nel rifugiarsi in questi pensieri, “imprigionati come in un’apnea”, in un reale già inghiottito dal futuro.

Ibam forte via Sacra…nescio quid medi-
tans nugarum, totus in illis…

(Orazio)

Totus in illis –

Così, in quelle che belle
e quasi tenere ventose
erano le attenzioni
che cancellavano d’intorno
al punto vero tutte l’altre cose,

mi cancellavo
come Orazio in via Sacra
perivo di limpida vita
nella freschezza assorbente
di una piccola idea quasi dea
che m’isolava del tutto
anche se per un solo minuto.

Ora, totus in illis
torno a pensieri di ieri
quali frammenti di diamanti-misteri
imprigionati come in un’apnea.
Intorno è un senza-niente
che nessun baratro eguaglia
un’assenza che rende
ogni contesto festuca e frattaglia
e langue dell’affiorare
come atto stesso dell’evaporare.

“Totus in illis-illa” rovesciato
come vuota bouteille-à-la mer
solo a se stessa indirizzata
e sgomenta di sé-
palpito-smalto
già di perente ere
dove niente è più alto
che d’una ustrina lo spento braciere.
Totus-totus
in illa insula immotus.

Non le ali, ma l’anima. (Su una poesia di Luciano Folgore)

01 lunedì Ott 2012

Posted by mallarmeana.mb in Letteratura "fai da me", Poesia che amo, riflessioni riflesse

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farfalla, nuvola nera, velata

Stasera sono uscita un attimo. Nel giardino umido, ormai della sera autunnale, c’era un’aria fresca, lieve.

Nel cielo, una Luna velata, bianca, immersa in una trama di nuvole nere.

Una Luna grande, come languidamente avvolta da una tenebra che non sembrava oscurarla, bensì ne aumentava il candore.

Le trame nere erano fili, si appoggiavano sulla superficie, come avvicinandosi pericolosamente ad un fascio di luce forte, forse troppo.

Come fili, come farfalle scure.

Un’immagine forte, che mi ha fatto venire in mente una farfalla di una poesia letta tanto tempo fa, che presenta un’idea metaforicamente vicina.

Una poesia dalla valenza fortemente erotica, che tuttavia – stranezze della lettura – mi ha sempre colpito per quella farfalla. Quella lampada. Quel “ma l’anima”, che fonicamente richiama un “mal’anima”, un’anima perduta.

Come quella trama di nuvola nera, avvolta in un fascio di luce.

Ecco, stasera c’era quella poesia di Folgore, tra la Luna e le nuvole.

Te, nuda dinanzi la lampada rosa,
e gli avori, gli argenti, le madreperle,
pieni di riflessi
della tua carne dolcemente luminosa.

Un brivido nello spogliatoio di seta,
un mormorio sulla finestra socchiusa,
un filo d’odore, venuto
dalla notte delle acacie aperte,
e una grande farfalla che ignora
che intorno a te
non si bruciano le ali,
ma l’anima.

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