• Info

Parole senza rimedi

~ Manuela. Una col vizio di scrivere

Parole senza rimedi

Archivi tag: Pelle

“Le persone sono corpo, massa e raffiche di idee incontrollabili.” Stanno tutti bene tranne me.

29 venerdì Nov 2013

Posted by mallarmeana.mb in Letteratura "fai da me", recensioni, riflessioni riflesse

≈ Lascia un commento

Tag

Corpo, einaudi editore, freddo, Luisa Brancaccio, Pelle, Stanno tutti bene tranne me

“Le persone sono corpo, massa e raffiche di idee incontrollabili.” L. Brancaccio – Stanno tutti bene tranne me.

Un giovedì di novembre.

Un pomeriggio strano. Una telefonata inattesa, tensioni, nodi burocratici ed incombenze. Dubbi sospesi.

Una chiavetta persa, il lavoro di anni, le foto dell’ultima vacanza in balìa di qualche mano sconosciuta, altrove.

Una pila di compiti da correggere grida vendetta dalla scrivania. Un freddo acuto mi prende alle braccia, al viso. Dovrei vestirmi di più.

Invece di lavorare prendo in mano quel libro.

Mi sono ripromessa di non leggerlo subito. Ho finito da poco “Dieci dicembre” di George Saunders (Minimum Fax, 2013) e ne sono ancora invaghita, presa, sorpresa. Mi manca. (Chissà se riuscirò a scriverne qualcosa, mi ronza nella testa da giorni ma non ho le parole, non quelle che vorrei.)

Poi invece lascio definitivamente il compito che ho tra le mani. Inizio a leggere.

“Stanno tutti bene tranne me”, di Luisa Brancaccio.

Quando l’ho acquistato non sapevo bene cosa mi aspettasse, mi suonava particolarmente familiare il titolo.

Stanno tutti bene. Tranne me. (Quante volte l’ho pensato, presa da me soltanto.)

Poche pagine e sono lì, con Margherita, ne immagino il viso, i gesti lenti, la fame di sonno e di realtà oltre l’apparenza, le storie che si intrecciano alla sua, la difficoltà del quotidiano. Immagino lo psicanalista, i cani, i figli e i mariti, gli orti, il dolore. Questo lo sento direttamente sulla pelle. Si tocca, si accarezza. Un pugno nello stomaco. Un dolore così “normale” (“Il dolore è come deve essere, sordo e pulsante, come di ossa rotte”) che traspare dalle pagine e potrebbe essere tuo. Lo vivi. Distrugge e si può superare, si tira fuori e si libera, diventando altro da sé, qualcosa di nuovo, vitale.

Le parole trascorrono veloci e mi prendono nel vortice, ed è una morsa fisica. Alcune immagini si appiccicano addosso, vischiose, ed altre scivolano leggere come le foglie che si agitano, in giardino, in una notte di luna piena (ed io son sulla panchina con ragazza, cane e psicanalista).

Continuo a leggere, mi fermo. Ad un certo punto anche io mi spezzo, a metà, con Margherita.

Ho le mani fredde, tremo, dovrei mettermi una maglia, ma la forza di una scrittura così potente, forte e delicatissima insieme, mi impedisce di smettere, nonostante sia sola in casa e debba finire delle cose al più presto.

“Il pomeriggio è ancora lì, grigio e silenzioso, liquido come mercurio.”

Le parole sono lì, le vedi, le puoi sentire. Dicono tutto.

Mi toccano, lambiscono i pensieri, colpiscono come schiaffi.

“Pensare. Ricapitolare tutta la felicità dissolta nella vita quotidiana.”

Ed io continuo a seguire l’oscillare di queste vicende, il loro sfiorarsi tra la normalità e l’abisso.

Quando arrivo all’ultima pagina so già che mi stanno mancando anche queste storie. Le fisso in un’istantanea, le porto dentro.

Vado a dormire e sto bene, banalmente bene. Ho il cuore che batte forte, la schiena un po’ inarcata, in tensione.

Un po’ di tempo fa parlavo con una persona che mi ha detto: “Non esistono libri tristi. Esistono libri con momenti tristi.”

E spesso sono bellissimi.

                                              

                Luisa Brancaccio, Stanno tutti bene tranne me, Einaudi, 2013.

Annunci

Il corpo come un vestito. Leggendo Manganelli.

03 martedì Set 2013

Posted by mallarmeana.mb in Letteratura "fai da me", riflessioni riflesse, Semiserie

≈ 5 commenti

Tag

Centuria, Corpo, Manganelli, Pelle, Vestito

Ieri stavo leggendo – il sole fuori, l’aria frizzante della fine dell’estate e una strana inquietudine dentro, tra l’attesa e qualcosa di estremamente malinconico – leggevo “Centuria” di Giorgio Manganelli e, ad un certo punto, mi è sembrato che una frase facesse riferimento a qualcosa che avevo pensato anche io, anche se non mi ricordo quando.

In realtà, mi è capitato almeno altre tre volte, fino ad ora. Ci sono frasi che ci risvegliano qualcosa dentro e, paradossalmente, sembra che parlino di noi (Potere della letteratura, dicono, altri direbbero “Vai da uno bravo”).

“Torna a coricarsi, ripensando al proprio corpo, quel corpo che per un breve istante egli aveva dimenticato di indossare”.

Il corpo come un vestito. Già.

Improvvisamente un pensiero coltivato in silenzio è riemerso con prepotenza.

Il corpo. Materiale che contiene e lascia trasparire.

Pelle, capelli, muscoli e occhi.

Bocca.

Un vestito da indossare. Il più difficile, perchè non si sceglie.

Morbido all’inizio, delicato, lieve, si complica con gli anni.

Su tessuti diversi ognuno scrive le sue storie. Parole, volti, voci, silenzi. Alcuni restano impressi fuori – le cicatrici di quando ci sbucciavamo le ginocchia, da bambini – altri riaffiorano in una ruga, che ci fa più forti, che ci scopre deboli.

Non sempre il vestito ci calza alla perfezione. A volte è troppo stretto, altre volte enorme, ingombrante, o è bello quando dentro stiamo malissimo. Capita.

La pelle è un vestito sensibile, a cui piace il calore. Un abito ricamato dai giorni, la cui trama parla di noi.

Trovare la misura giusta è il problema di un’esistenza intera.

Ieri leggevo “Centuria” ed ho pensato al corpo, alla sua forza, alla fragilità. Ci ho pensato e sarebbe stato bello osservarlo, da fuori.

Il corpo come un vestito.

Poi ho continuato a leggere e mi è venuta sete, e ho guardato un’immagine riflessa nella finestra.

Il sole era così bello che mi sembrava tremendo.

La vita era lì, ancora tutta da indossare.

Articoli Recenti

  • Raboni e il Natale
  • Le storie dentro
  • Il dispiacere della lettura.
  • Riflessioni
  • Perdere le parole.

Archivi

  • gennaio 2019
  • ottobre 2018
  • settembre 2018
  • agosto 2018
  • luglio 2018
  • giugno 2018
  • maggio 2018
  • febbraio 2018
  • gennaio 2018
  • dicembre 2017
  • novembre 2017
  • ottobre 2017
  • settembre 2017
  • agosto 2017
  • luglio 2017
  • giugno 2017
  • maggio 2017
  • aprile 2017
  • marzo 2017
  • febbraio 2017
  • gennaio 2017
  • dicembre 2016
  • novembre 2016
  • ottobre 2016
  • settembre 2016
  • luglio 2016
  • giugno 2016
  • maggio 2016
  • aprile 2016
  • marzo 2016
  • febbraio 2016
  • dicembre 2015
  • novembre 2015
  • ottobre 2015
  • settembre 2015
  • agosto 2015
  • luglio 2015
  • aprile 2015
  • marzo 2015
  • febbraio 2015
  • gennaio 2015
  • dicembre 2014
  • novembre 2014
  • ottobre 2014
  • settembre 2014
  • agosto 2014
  • luglio 2014
  • giugno 2014
  • maggio 2014
  • aprile 2014
  • marzo 2014
  • febbraio 2014
  • gennaio 2014
  • dicembre 2013
  • novembre 2013
  • ottobre 2013
  • settembre 2013
  • agosto 2013
  • luglio 2013
  • giugno 2013
  • maggio 2013
  • aprile 2013
  • marzo 2013
  • febbraio 2013
  • gennaio 2013
  • dicembre 2012
  • novembre 2012
  • ottobre 2012
  • settembre 2012
  • agosto 2012
  • luglio 2012
  • giugno 2012
  • maggio 2012
  • aprile 2012
  • marzo 2012
  • febbraio 2012
  • gennaio 2012

Categorie

  • impressionandomi
  • Letteratura "fai da me"
  • libri
  • Libri belli
  • Me in frammenti
  • Mia poesia
  • ovvero facete
  • Poesia che amo
  • poesia mia
  • Poeti
  • proffitudine
  • recensioni
  • riflessioni riflesse
  • Semiserie
  • semiserie e facete
  • Senza categoria
  • Sogni bohémien
  • Time
  • Tristissima copia

Meta

  • Registrati
  • Accedi
  • RSS degli articoli
  • RSS dei commenti
  • WordPress.com
Annunci

Crea un sito o un blog gratuitamente presso WordPress.com.

Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche sul controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie